Descrizione
Fare i riccioli alle parole, non mi è mai interessato e non leggo scrittori che lo fanno. È una sensazione bellissima quando smetti di sentire il bisogno di fare bella figura; a me la scrittura ha insegnato soprattutto questo: a essere quello che sono, con tutti i miei limiti e i miei difetti.
La mia dote principale come scrittore (casomai io ne abbia una) credo sia la curiosità, la pazienza che metto in campo quando sono a caccia delle storie senza l’ansia di doverle per forza trovare e senza la pretesa di credere che siano tutte interessanti da raccontare e da stare ad ascoltare. Molte storie che scrivo hanno una pura funzione tecnica, le metto sulla carta per imparare e per migliorarmi, non so neanche perché lo faccio. Probabilmente per capire quello che penso. A volte un senso, lo trovo dopo.
La Meccanica delle nuvole è un libro travagliato e che per passare a qualcos’altro, ad altre storie o ad un vero libro magari, avevo bisogno di scrivere. Dovevo chiudere un capitolo della mia vita.
Mi sono reso conto riordinando questi testi che i temi ricorrenti di cui mi occupo e mi sono occupato sono quasi sempre gli stessi: la mia vita da bambino, la mia vita di genitore, le cose che ho visto e le montagne che ho scalato; la difficoltà di vivere in un mondo tecnologico che a me sembra sempre più complicato e difficile da capire; la nostalgia del passato; i dubbi; i piccoli momenti e le piccole storie in cui non succede quasi niente; l’odio per gli smartphone. Le mie paure. La possibilità di andare alla riscossa. Le persone che ho incontrato; i piccoli successi nella vita di tutti i giorni, le piccole vittorie, importanti per me e insignificanti per gli altri.